Il successivo ad unica arcata metallica fu costruito a partire dal 1888 e venne questa volta demolito per far luogo all'attuale strutturalmente simile al precedente, ma in cemento armato e inaugurato nel 1957.
Nei primi decenni del XIX secolo la viabilità del centro storico subì una radicale trasformazione con l'apertura del tratto rettilineo di strada dal ponte fino alla piazza della Chiesa. La creazione di questo rettifilo comportò lo sventramento di alcuni edifici. Anteriormente a quest'intervento urbanistico, l'accesso alla piazza avveniva attraverso l'antica via della Madonnina, attualmente inglobata nella proprietà ex villa Pagnoni.
Una zona del paese che non ha subito variazioni di tracciato nel corso dei secoli è quella dell'attuale via XXV Aprile. Tale via, denominata Borgo Rampino in virtù della sua caratteristica morfologia, risulta di immediata individuazione sulle numerose mappe che coprono un arco temporale dal XVII secolo ai nostri giorni.
Sempre nel XIX secolo nacquero e si svilupparono numerose associazioni, sia religiose che civili, fra cui ricordiamo la Confraternita del Santissimo Sacramento, che aveva sede nella Chiesina di S. Luigi, dove si provvedeva all'educazione religiosa della popolazione. I contadini diedero vita alla Cooperativa di Mutuo Soccorso che sosteneva gli stessi nei momenti di difficoltà economica.
Alla fine del 1800 la popolazione era dedita prevalentemente all'agricoltura e la vita delle persone era cadenzata dai ritmi della natura: ad ogni stagione corrispondevano precisi ed importanti impegni lavorativi. Alquanto onerosa e fondamentale la manutenzione delle rogge e dei canali irrigui che, capillarmente diffusi su tutto il territorio, permettevano un'agricoltura fiorente.
Nel periodo a cavallo dei due secoli si verificò un lento, ma graduale passaggio da un'economia prevalentemente a carattere rurale ad una industriale. Nacque la prima filanda che segnò l'inizio dello sviluppo di tale attività nel paese: molti lasciarono i campi per dedicarsi alte nuove occupazioni indotte dall'allevamento del baco da seta. Di questa azienda, di proprietà De Andrea, operante dal 1850, si conserva nell'archivio comunale di Canonica il regolamento interno dal quale si rileva come le maestranze, in gran parte costituite da donne, non avessero alcun potere contrattuale, e fossero salvaguardati, in pratica, solamente gli interessi della proprietà.
Allo sviluppo delle filande seguì la nascita di piccole imprese industriali che ebbero nei decenni successivi un eccellente incremento, modificando in modo radicale la vita della comunità. Si verificò un accelerato abbandono dei campi con la conseguente modifica dei ritmi lavorativi e vitali: le vecchie stalle lasciarono il posto a piccole officine metalmeccaniche e nell'aria si cominciò ad udire il fischio (la sirena) che scandiva la giornata lavorativa.
Dagli anni 50 in poi Canonica d'Adda ha avuto uno sviluppo prettamente industriale: le prime officine si sono trasformate in imprese ad alto livello di specializzazione, senza perdere il loro carattere di aziende a gestione quasi familiare.
Lo sviluppo dell'abitato è avvenuto prevalentemente nella fascia sud-est, mantenendo quasi inalterata la morfologia del centro storico, oggi purtroppo scarsamente abitato. A nord l'area verde attualmente inserita nel territorio del Parco Adda Nord è stata sufficientemente preservata dall'urbanizzazione. La maggior parte della popolazione attuale, circa 3700 abitanti, svolge la propria attività lavorativa nella zona del milanese, quasi volendo protrarre nel tempo l'antico e mai sciolto legame con Milano e la sua gente, testimoniato nel dialetto canonichese in cui sono piacevolmente fusi gli idiomi bergamasco e milanese che danno vita ad una parlata caratteristica.